La figura del dottor Bach è inseparabile dal sistema floreale che lui stesso ha creato.
Attualmente parlare di Fiori di Bach, o addirittura di floriterapia, significa parlare del suo sistema che comprende 38 fiori.
Non è mia intenzione in questo articolo fare uno studio biografico di Bach, vorrei invece commentare alcuni aspetti curiosi della sua opera, come per esempio il modo in cui ha trovato i fiori che sarebbero diventati poi le famose essenze.
Intuizione e sincronicità: così nasce il sistema floreale
Edward Bach è un uomo del suo tempo, stiamo parlando degli inizi del XX secolo, tempi in cui importanti paradigmi crollano per lasciar spazio a nuove concezioni, in alcuni casi assolutamente rivoluzionarie nell’ambito umanistico. Dopo aver concluso gli studi universitari in Medicina (Birmingham, 1912), Bach si dedica alla batteriologia presso l’Ospedale del Collegio Universitari di Londra. Più avanti lavorerà presso l’Ospedale omeopatico, dove rimane affascinato dal lavoro di Samuel Hahnneman (1755-1843), creatore dell’omeopatia. Diventa dunque consapevole del fatto che molte delle cose che lui pensava sulla vita e sulla malattia coincidono con la visione di Hahnneman. Vediamo, quindi, che, da batteriologo diventa omeopata e, in entrambi i campi, realizza lavori scientifici importanti che pubblicherà, ricevendo un importante riconoscimento accademico.
Dal 1928 al 1935 comincia a creare
il suo sistema floreale, basato su una filosofia umanistica della vita e una visione trascendente dell’essere umano. Il suo obiettivo è ricollegare la parte divina (anima) alla personalità. Infatti vede la malattia come la conseguenza di un conflitto non risolto tra la prima e la seconda.
Tuttavia il dottor Bach si sente chiamato a creare a sua volta qualcos’altro: un sistema proprio che possa andare al di là dell’omeopatia. Dal 1928 al 1935 comincia a creare il suo sistema floreale, basato su una filosofia umanistica della vita e una visione trascendente dell’essere umano. Il suo obiettivo è ricollegare la parte divina (anima) alla personalità. Infatti vede la malattia come la conseguenza di un cnflitto non risolto tra la prima e la seconda.
Sebbene Bach cominci scegliendo le piante in base a un metodo scientifico, osservando, selezionando alcune piante, provandone alcune e scartandone altre, molto presto rinuncia a questo modo di procedere e si lascia guidare dalla propria intuizione.
Durante la prima metà della sistematizzazione delle sue essenze, quelle preparate con il sistema della solarizzazione, si verificano spesso “coincidenze” molto significative, denominate da Carl Gustav Jung sincronismi, secondo le quali alcuni stati d’animo o avvenimenti della sua vita coincidono con piante precise (Water Violet, Heather, Gorse...).
Infatti, proprio in virtù di questo nuovo approccio, nel 1930 abbandona il suo laboratorio e rinuncia a ogni tipo di scientismo. Egli affermerà che Dio ha messo in ognuno di noi un laboratorio perfetto. Si verifica dunque un cambiamento assai importante: muore, simbolicame te il Bach scienziato e si consolida quello sensitivo.
Per la seconda metà dei fiori, quelli preparati con il metodo della bollitura, lo stesso dottor Bach passa attraverso gli stati d’animo negativi su cui lavorano le essenze. Un Bach indebolito deve sperimentare inaspettatamente stati di angoscia estrema, tristezza profonda, paura di perdere il controllo ecc. Sono queste esperienze quelle che lo porteranno a scoprire le essenze che completano il sistema.
La salute non può essere patrimonio esclusivo della medicina né della scienza, ma piuttosto dell’antropologia nonché della vita quotidiana delle persone
La salute non è patrimonio della scienza
Dall’ultimo fiore del Sistema (Sweet Chestnut) fino alla sua morte, disporrà di soli 14 mesi per utilizzare il suo sistema al completo. Coloro che attaccano la floriterapia (e in generale le terapie naturali) appro ttano degli eventi sopra citati per negare ogni credibilità alle essenze e, di conseguenza, ogni possibilità al di fuori dell’azione placebo. Coloro che amano la floriterapia e l’opera del dottor Bach possono comprende e dare ancor più valore alle circostanze eccezionali che lo portarono a creare il suo sistema floreale. Usiamo i fiori e ne traiamo bene ci quotidianamente. E, sebbene sappiamo che esistono alcuni lavori scientifici che dimostrano l’efficacia dei fiori (www.gcbach.com), non abbiamo particolare bisogno che la scienza, o parte di essa, convalidi ciò che ogni giorno sperimentiamo empiricamente nella nostra vita quotidiana. Forse perché capiamo che la salute non può essere patrimonio esclusivo della medicina né della scienza, ma piuttosto dell’antropologia nonché della vita quotidiana delle persone.
Attualmente parlare di Fiori di Bach, o addirittura di floriterapia, significa parlare del suo sistema che comprende 38 fiori.
Non è mia intenzione in questo articolo fare uno studio biografico di Bach, vorrei invece commentare alcuni aspetti curiosi della sua opera, come per esempio il modo in cui ha trovato i fiori che sarebbero diventati poi le famose essenze.
Intuizione e sincronicità: così nasce il sistema floreale
Edward Bach è un uomo del suo tempo, stiamo parlando degli inizi del XX secolo, tempi in cui importanti paradigmi crollano per lasciar spazio a nuove concezioni, in alcuni casi assolutamente rivoluzionarie nell’ambito umanistico. Dopo aver concluso gli studi universitari in Medicina (Birmingham, 1912), Bach si dedica alla batteriologia presso l’Ospedale del Collegio Universitari di Londra. Più avanti lavorerà presso l’Ospedale omeopatico, dove rimane affascinato dal lavoro di Samuel Hahnneman (1755-1843), creatore dell’omeopatia. Diventa dunque consapevole del fatto che molte delle cose che lui pensava sulla vita e sulla malattia coincidono con la visione di Hahnneman. Vediamo, quindi, che, da batteriologo diventa omeopata e, in entrambi i campi, realizza lavori scientifici importanti che pubblicherà, ricevendo un importante riconoscimento accademico.
Dal 1928 al 1935 comincia a creare
il suo sistema floreale, basato su una filosofia umanistica della vita e una visione trascendente dell’essere umano. Il suo obiettivo è ricollegare la parte divina (anima) alla personalità. Infatti vede la malattia come la conseguenza di un conflitto non risolto tra la prima e la seconda.
Tuttavia il dottor Bach si sente chiamato a creare a sua volta qualcos’altro: un sistema proprio che possa andare al di là dell’omeopatia. Dal 1928 al 1935 comincia a creare il suo sistema floreale, basato su una filosofia umanistica della vita e una visione trascendente dell’essere umano. Il suo obiettivo è ricollegare la parte divina (anima) alla personalità. Infatti vede la malattia come la conseguenza di un cnflitto non risolto tra la prima e la seconda.
Sebbene Bach cominci scegliendo le piante in base a un metodo scientifico, osservando, selezionando alcune piante, provandone alcune e scartandone altre, molto presto rinuncia a questo modo di procedere e si lascia guidare dalla propria intuizione.
Durante la prima metà della sistematizzazione delle sue essenze, quelle preparate con il sistema della solarizzazione, si verificano spesso “coincidenze” molto significative, denominate da Carl Gustav Jung sincronismi, secondo le quali alcuni stati d’animo o avvenimenti della sua vita coincidono con piante precise (Water Violet, Heather, Gorse...).
Infatti, proprio in virtù di questo nuovo approccio, nel 1930 abbandona il suo laboratorio e rinuncia a ogni tipo di scientismo. Egli affermerà che Dio ha messo in ognuno di noi un laboratorio perfetto. Si verifica dunque un cambiamento assai importante: muore, simbolicame te il Bach scienziato e si consolida quello sensitivo.
Per la seconda metà dei fiori, quelli preparati con il metodo della bollitura, lo stesso dottor Bach passa attraverso gli stati d’animo negativi su cui lavorano le essenze. Un Bach indebolito deve sperimentare inaspettatamente stati di angoscia estrema, tristezza profonda, paura di perdere il controllo ecc. Sono queste esperienze quelle che lo porteranno a scoprire le essenze che completano il sistema.
La salute non può essere patrimonio esclusivo della medicina né della scienza, ma piuttosto dell’antropologia nonché della vita quotidiana delle persone
La salute non è patrimonio della scienza
Dall’ultimo fiore del Sistema (Sweet Chestnut) fino alla sua morte, disporrà di soli 14 mesi per utilizzare il suo sistema al completo. Coloro che attaccano la floriterapia (e in generale le terapie naturali) appro ttano degli eventi sopra citati per negare ogni credibilità alle essenze e, di conseguenza, ogni possibilità al di fuori dell’azione placebo. Coloro che amano la floriterapia e l’opera del dottor Bach possono comprende e dare ancor più valore alle circostanze eccezionali che lo portarono a creare il suo sistema floreale. Usiamo i fiori e ne traiamo bene ci quotidianamente. E, sebbene sappiamo che esistono alcuni lavori scientifici che dimostrano l’efficacia dei fiori (www.gcbach.com), non abbiamo particolare bisogno che la scienza, o parte di essa, convalidi ciò che ogni giorno sperimentiamo empiricamente nella nostra vita quotidiana. Forse perché capiamo che la salute non può essere patrimonio esclusivo della medicina né della scienza, ma piuttosto dell’antropologia nonché della vita quotidiana delle persone.
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